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La denominazione Montalcino? Sarà l'alternativa per i vini "internazionali"

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Non ci vuole una particolare intelligenza per capire quale sarà il destino di quei vini che, per ragioni a tutti ben note, non possono rientrare nell’attuale disciplinare del Brunello di Montalcino. I risultati emersi dall’assemblea del 27 ottobre, dovuti più al fatto che il voto fosse palese piuttosto che ad una reale convinzione da parte di alcuni produttori che i disciplinari non si devono toccare, lasciano chiaramente capire che la questione non può finire qui. Ci sono ancora svariati milioni di litri di vino sotto sequestro, c’è un mercato estero che conosce “certi” Brunello dal gusto, diciamo così, internazionale, c’è una nuova OCM che andrà in vigore il prossimo anno e che porrà il problema di come gestire le diverse denominazioni all’interno dello stesso territorio. Insomma, non si può fare Brunello e Rosso di Montalcino sangiovese 100% e risolvere tutto in questo modo. Bisogna fare in modo che una certa produzione, affinché continui a trovare consensi da parte del mercato, abbia almeno un nome che evochi senza possibilità di dubbio il luogo di provenienza, noto in tutto il mondo: Montalcino. Ne sono consapevoli tutti, sia chi non ne ha alcun bisogno ma vuole la garanzia di poter continuare a fare il Brunello di sempre, sia chi deve salvaguardarsi da un prevedibile tracollo finanziario, e vede nella denominazione “Montalcino” l’unica chance per poter continuare a fare un vino, a base si di sangiovese ma con un buon contributo, magari del 30%, di uve internazionali.
Parliamoci chiaro, duemila ettari a Brunello sono troppi, lo sanno tutti, ci sono vigne collocate su terreni che non potranno mai offrire un sangiovese di elevata qualità, per poter quindi risolvere la questione dei controlli e della rispondenza al disciplinare, è necessario uscirne, ma non trasformando tutto nell’ennesimo, anonimo, super tuscan, bensì convogliandolo in una vera e propria denominazione di origine che mantenga un nome di richiamo certo, come appunto è Montalcino. Insomma salviamo il salvabile. Non vi piace? Pazienza. Le cose stanno così, e da un certo punto di vista hanno una loro logica, soprattutto perché il vino, oggi, non è fatto solo da chi vive ogni giorno la vigna, di generazione in generazione, ma anche da imprenditori che hanno visto nel territorio ilcinese un’ottima possibilità di business, e che oggi, dopo l’ennesima votazione che nega la possibilità di modificare la base ampelografica del Brunello, devono scendere a patti, e lo vogliono fare con la garanzia di un nome la cui fama rappresenta una sicurezza. Almeno questo è quello che credono, staremo a vedere come reagirà il mercato estero (visto che l’80% della produzione è sempre stato destinato ad esso).
Una cosa è certa, questa storia lascerà comunque uno spiacevole ricordo, ha fatto il giro del mondo e ha portato discredito non solo al Brunello di Montalcino ma a tutto il vino italiano. Non sarà facile recuperare credibilità, e questo non è giusto nei confronti di chi ha sempre lavorato onestamente, nel rispetto delle regole. Quello che dispiace, davvero, è il fatto che il caso Montalcino potrebbe essere una lezione, un monito per le altre realtà vitivinicole, un’avvertenza che così non si va da nessuna parte, ma sappiamo bene quanto sia radicato un certo modo di fare affari, quanto negli ultimi anni sia andato crescendo il malcostume di fare “a modo mio”, di aggirare le regole, di cercare le vie brevi per ottenere velocemente risultati economici. E le responsabilità non riguardano solo chi fa vino, ma anche chi lo veicola, chi attraverso meccanismi premianti ha finito per perdere il senso del proprio ruolo, mirando a sua volta ad un tornaconto che poco ha a che fare con un’immagine del vino italiano di qualità e unicità.
P.s. dimenticavo. Questa ipotesi della denominazione “Montalcino”, non cancella minimamente l’altra e più subdola di introdurre una “tolleranza” del 3-5% nel disciplinare del Brunello, questa si da evitare assolutamente. Teniamo alta la guardia!

La fotografia è prelevata dal sito www.winecountry.it


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